tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

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Studio: via Abbi Pazienza 14 – C.A.P. 51100 Pistoia cell. 3389200157 mail - info@maxloy.com

In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


ACCOMODATI, SEI IL BENVENUTO !

Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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@book LA MIA STRADA

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sabato 10 gennaio 2015

Azzurro


Spesso completo i miei quadri con una sottile linea posta a mezza altezza, come un orizzonte: una sottile linea azzurra.

È tutto il mare che sento.

Il mare come vicenda esistenziale, fluidità, divenire; 
orizzonte come attesa messianica senza fine. 

Scrutare un orizzonte è necessità e comandamento:
“vegliate” è scritto.


L’attesa davanti al mare è serena ed anche confortante: che può mai venire di male dal colore azzurro? E l’azzurro è il colore che ormai fa da padrone nei miei quadri.
Ho atteso a lungo anche la grazia dell’uso di questo colore, l’ho desiderato dalla metà della mia strada percorsa in poi, ancor prima che ne fossi capace e dall’orizzonte è arrivato fino a me con la marea, al cambio del secolo, passati i cinquant’anni.


Il tempo ha diluito la mia tavolozza sanguigna, ha illuminato le zone d’ombra e schiarito le patine antiche, corrose ed ossidate. 
La densità notturna, l’aggrovigliarsi delle passioni, il languore del sentimento sono rimasti indietro, nel secolo lasciato alle spalle.




Dal diario di bordo "DESTINAZIONE ITACA"



Invento una novità, una passeggiata inedita, come un segno tracciato a caso sulla tela. 

Seguo il sentiero, non c’è nessuno, solo movimento d’aria, vento che agita le alte fronde degli alberi. 




È effetto strano allontanarsi dal rumore del mondo ed inoltrarsi nella terra di nessuno, affiorano sentimenti ambivalenti… buoni stimoli per pensare. Materia prima, quel che serve. 



Vado avanti. Nei viottoli deserti di questo villaggio fantasma ritrovo luoghi remoti nella memoria e di nuovo mi sento a casa, nuovamente calcando la sabbia di Ostia dei miei diciott’anni, guardando il mare da dietro un cancello arrugginito dalla salsedine, seduto sul legno di un pattino, tratto in secco e buttato a ridosso d’una siepe selvatica, getto l’ancora nel porto di Itaca.